L'umana esistenza è spesso attraversata dalla sofferenza, perciò tutti si trovano ad avere bisogno di conforto e spontaneamente lo cercano anzitutto nella tenerezza materna. Dal primo vagito all'ultimo respiro, l'uomo invoca la mamma. Ciò spiega perché si è così ampiamente diffusa - anche in popolazioni di religione non cristiana - la venerazione alla Madonna, la Madre di Gesù.
Ad ognuno il volto della propria madre appare il più bello, il più amabile. Ecco perché, a pieno merito, questo titolo è stato attribuito a Maria. Il bellissimo simulacro della "Mater Amabilis", venerato nel santuario di Ossago Lodigiano - cui accorrono tanti pellegrini alla ricerca della materna protezione e consolazione - esprime veramente un'amabilità che tocca il cuore di chi la guarda e comunica un indicibile senso di dolcezza e di pace.
Il bel volto della Madre è teneramente inchinato fino a sfiorare il capo del Bambino che sta come rannicchiato nelle sue braccia, mentre con lo sguardo rivolto ai fedeli sembra quasi invitarli ad avvicinarsi con fiducia, per ricevere quel conforto che si trova in pienezza solo nelle braccia di Colei che è la Madre di tutte le madri; una Madre che Dio stesso si è preparata per nascere uomo tra gli uomini, al fine di sacrificare se stesso per la loro eterna salvezza.
Quando Dio, che è Amore (cf. 1Gv 4,8), concepì il disegno di salvare il mondo per mezzo del suo stesso Figlio, concepì anche il disegno di manifestarsi nella tenerezza e nell'amabilità di una madre. La contemplò nel suo pensiero, nel suo cuore, lo preservò dalla colpa originale e fremette di commozione e di gioia, perché vide che era tutta bellezza e bontà.
Così la Vergine Maria, nata a Nazareth, la "città del fiore", cresceva e veniva da Dio stesso preparata a diventare la "Madre del bell'Amore", del Figlio di Dio inviato nel mondo quale Salvatore.
Di questo mistero di salvezza ebbe profonda intuizione il popolo cristiano, che fin dai primi secoli amò rappresentare la Madre di Gesù nel gesto di stringere teneramente a sé il Bambino, avvolgendo con sguardo amorevole e pietoso anche tutti gli altri suoi figli.
Percorrendo, sia pure a lunghi passi, l'itinerario di Maria, vediamo che la grazia di cui è stata ricolmata subito diventa in lei amore fattivo e dolce amabilità. Non appena ebbe detto il sì dell'amore all'annunzio dell'angelo, si mise in viaggio, con sollecitudine, verso la montagna... (cf Lc 1,39 ss.). Maria, umile serva del Signore, fu sollecitata dalla carità ad andare verso l'anziana parente che, come le aveva confidato l'angelo, era essa pure incinta e già al sesto mese. A sospingerla verso la casa di Elisabetta ero lo stesso Verbo incarnato che portava in grembo: spinta dall'amore che la colmava, non poteva più vivere per sé, perché era portatrice di Colui che avrebbe dato se stesso per tutti gli uomini (cf. 2Cor 5,14 ss.).
Dopo il viaggio della visitazione, ecco l'ora di Betlemme, l'ora per Maria di dare alla luce il Bambino.
Nella Lettera a Tito (cf. Tt 2,11) san Paolo dice che quando è nato Gesù è apparsa nel mondo la grazia, l'amabilità di Dio, la sua affabilità, la sua infinita bontà.
Per Maria gli anni dell'infanzia di Gesù furono certamente quelli più carichi di tenerezza, ma ancor più di concreto servizio, di sacrifici, come comporta ogni maternità fino a che la creatura generata non abbia raggiunto il suo pieno sviluppo.
E Maria, prodigandosi per Gesù, si prodigava già per tutti coloro per la cui salvezza egli era stato mandato. Lo si può constatare già anche a Cana, quando, spinta dalla carità, fece in modo che il figlio anticipasse la "sua ora", per la gioia dei commensali rimasti senza vino. Ma fu soprattutto sul Calvario che l'amore tenne Maria avvinta alla croce, le fece aprire le braccia per accogliere come figlio amato il discepolo Giovanni e con lui tutti i figli nel Figlio. Poi l'amore la fece perseverare in preghiera con i discepoli nel cenacolo in attesa della Pentecoste.
E ancora molto di più avvenne dopo, nella vita della Chiesa. Oltre duemila anni di cristianesimo hanno largamente e stupendamente dimostrato che Maria, come Gesù, è sempre in mezzo ai "suoi" con una amabile e incomparabile sollecitudine materna. Gli innumerevoli santuari a Lei dedicati e disseminati in tutto il mondo, nelle città e sulle montagne, nelle colline e in pianura, testimoniano i suoi premurosi interventi nella vita di ogni popolo e di ogni uomo.
Impariamo da Maria ad essere amabili! Ella è veramente in mezzo a noi la Mater amabilis per insegnarci come vivere da veri figli del Padre, da fratelli di Gesù, e quindi come vivere in una vera comunione in cui tutto è condiviso, tutto donato e tutto ricevuto.
Scriveva il beato John Henry Newmann: "La sua innocenza, la sua umiltà e modestia, la sua semplicità e lealtà, il suo altruismo, il suo interessamento spontaneo per ognuno che veniva a lei, furono queste le qualità che la fecero così amabile". E ancora:"C'era una musica divina in tutto quello che faceva, nel suo aspetto, nei suoi gesti, nel suo comportamento, che incantava ogni cuore sincero che le si avvicinava", una musica in cui la nota dominante del sì dell'amore aveva come contrappunto il do dell'offerta generosa, gratuita della sua vita al servizio di Dio. L'amabilità, infatti, è mettersi al servizio degli altri, aver sempre verso gli altri uno sguardo di benevolenza, uno sguardo che sa scorgere e valorizzare in ognuno ciò che è positivo, perché solo questo modo di vivere in relazione genera e irradia pace e gioia.
Tornando ora a volgere lo sguardo alla "Mater amabilis" del santuario di Ossago Lodigiano, possiamo notare come la sua delicatezza induce alla preghiera filiale e confidente, ricolma di pace anche l'animo più turbato e ispira pensieri e sentimenti di tenerezza, di bontà, di cui tutti abbiamo sempre tanto bisogno, specialmente i bambini, gli anziani e i malati.
Guardando a Lei, tutte le donne, in particolare le mamme, possono attingere amabilità senza misura, per comunicarla attorno a sé, a tutti quelli che ne hanno bisogno per diventare a loro volta amabili con tutti. Nella società del nostro tempo - spesso frettolosa, concitata, senza riguardo per i deboli e i piccoli - la virtù dell'amabilità dovrebbe essere coltivata con più grande cura allo scopo di rendere gli ambienti di vita veramente umani, confortevoli per tutti.
Il primo luogo dove l'amabilità dovrebbe regnare è l'ambito della famiglia. Ha, infatti, un'importanza capitale il modo di relazionarsi degli sposi e dei genitori. Fin dalla prima infanzia i figli ne vengono condizionati in modo positivo o negativo. Poiché tanto spesso oggi la famiglia è frantumata, i figli ne riportano ferite inguaribili. Si va sempre più constatando quali gravi danni vengano causati nei bambini dalla mancanza di pacifiche relazioni familiari e da carenze affettive. A lungo andare ne risente, infatti, tutta la società. Non meno gravi delle carenze affettive sono gli eccessi di protezione che causano, involontariamente ma realmente, dipendenze tali da condizionare il raggiungimento di piena maturità della persona, con le inevitabili conseguenze sia a livello familiare che comunitario e sociale. Anche in questo Maria, Madre amabile, è Maestra di vita spirituale: la sua tenerezza e amabilità non ha nulla a che vedere con le sdolcinature affettive di cui tanti figli sono fatti oggetto dalle loro madri... E', invece, dono di sé, nell'intento di incrementare la vita negli altri e di renderli pienamente maturi, liberi e capaci, a loro volta, di amare e di donarsi.